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La passione per il collezionismo d'arte ha sempre contraddistinto, specie nel XIX secolo, le famiglie più abbienti di area bergamasca. Se le raccolte di Giacomo Carrara, Guglielmo Lochis e Giovanni Morelli sono note a chiunque abbia dimestichezza con quell'affascinante materia che è la storia del collezionismo, un episodio meno conosciuto ma comunque portante per le raccolte orobiche e lombarde è il caso di Antonio Piccinelli (1816-1891). Nel corso di più di trent'anni di attività, il gentiluomo - esponente di una famiglia attiva nel Risorgimento e nell'imprenditoria lombarda - radunò nella quadreria della villa di famiglia a Seriate, alle porte di Bergamo, una collezione di oltre duecento opere, di cui si presenta la ricostruzione in questo volume. Morto il fondatore, a partire dalla fine dell'Ottocento iniziarono le vendite dei dipinti ad opera del nipote Giovanni Piccinelli e del figlio di quest'ultimo, Ercole, detto Tuccio. La parentesi più nera era appena dietro l'angolo, quando il secondo marito di Antonia Piccinelli (figlia di Giovanni), Giacomo Siffredi, si impossessò illecitamente di alcuni dipinti ricevuti in usufrutto alla morte della consorte, donandoli al comune di Imperia, provincia di cui era originario. Se una parte della raccolta resiste ancora nelle proprietà dei discendenti, la gran parte dei capolavori una volta sulla sponda del fiume Serio adornano oggi i musei di mezzo mondo: da Giovanni Cariani all'Accademia Carrara al Parruccone di Fra' Galgario a Brera, da Ambrogio Bevilacqua al Castello Sforzesco fino a una rara tavola di Antonio Maria da Carpi a Budapest. Tra i dipinti che solcarono l'Oceano Atlantico era presente anche la gemma della collezione, la Madonna con il Bambino e i Santi Rocco e Sebastiano di Lorenzo Lotto: rifiutata dallo Stato italiano nella vicenda dell'eredità Contini Bonacossi, oggi fa bella mostra di sé alla National Gallery of Canada di Ottawa.